LA LOTTA DI POMIGLIANO SCRITTA DAGLI OPERAI

Presentazione del libro “Pomigliano non si piega” venerdi 29 aprile alle 18 a Sassari all’ex questura occupata.

Da quel fatidico 22 giugno dello scorso anno, quando gli operai di Pomigliano espressero nel referendum sul ricatto imposto da Marchionne una opposizione che spazzò i sogni plebiscitari del manager col maglioncino, della Fiat hanno parlato e scritto tutti: economisti, politici, giornalisti, dirigenti sindacali, filosofi uomini di spettacolo. Ora parlano loro, i protagonisti. Il libro “Pomigliano non si piega. Storia di una lotta operaia raccontata dai lavoratori” non è solo un libro “sugli” operai e “per” gli operai, ma è soprattutto un libro “degli” operai.
Non la voce casuale che talvolta passa sui telegiornali che tentano di dipingere soggetti “deboli”, vittime magari incolpevoli ma comunque predestinate dei meccanismi di mercato e delle scelte di chi può e “sa” decidere.
I lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco e dell’indotto in questi anni hanno costruito un sistematico intervento politico nella fabbrica, attraverso il circolo di fabbrica di Rifondazione comunista Fiat auto-Avio e nella Fiom-Cgil.
I contributi raccolti non sono quindi semplici testimonianze ma rappresentano il frutto di un’elaborazione collettiva che non teme di porsi all’altezza della sfida lanciata dai padroni.
Non è retorica dire che il 22 giugno quel 36% di No a Marchionne ha segnato il punto di svolta nel conflitto operaio nel nostro paese. Più volte il segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini ha ribadito questo punto: senza quel voto non ci sarebbe stata la grande manifestazione del 16 ottobre 2010, che per la prima volta da anni ha posto il conflitto operaio come pietra angolare per la costruzione dell’opposizione nel nostro paese ponendosi come elemento di guida e traino per l’insieme dei movimenti di opposizione sociale. E non ci sarebbe stato quel 46% complessivo (ma maggioranza netta fra gli operai) di No a Mirafiori che ha spinto a una nuova e ulteriore radicalizzazione dello scontro in Fiat e non solo. Un libro dunque che non viene scritto alla fine di una lotta, per fare i bilanci, ma mentre essa è nel pieno del suo sviluppo. Si parte infatti dal licenziamento politico di Antonio Santorelli, punto di riferimento per i militanti della sinistra e della Fiom, dalla “tenda della dignità” a supporto della sua lotta, dalla decisione di ricostruire la presenza comunista in Fiat in forma organizzata. Un periodo, questo, segnato dalla presenza della sinistra (e in primis del Prc) compromessa nelle pastoie del governo Prodi (2006-2008).
Si parla poi del processo di “rieducazione” delle maestranze Fiat messo in atto da Marchionne, nel primo tentativo di normalizzare la fabbrica espellendone ogni elemento di resistenza; si ricostruisce sobriamente la giornata operaia alla catena di montaggio; si smontano punto per punto le argomentazioni che sostengono il diktat di Marchionne, ossia l’accordo separato poi sottoposto al voto dei lavoratori; si disegna il percorso di impoverimento della filiera dell’auto nel territorio campano. Interi capitoli prima della descrizione minuziosa delle ore fatidiche del referendum.
Ma questo libro è importante anche per un altro motivo: mentre nella provincia di Sassari si arriva (anche se per fortuna non è sempre così) a una contrapposizione sterile tra gli interessi del lavoro e quelli dell’ambiente, un capitolo a parte ci mostra il lavoro svolto dai compagni del circolo, in collaborazione con Legambiente Campania, volto a proporre una valida alternativa: quella dell’auto elettrica. Proposta che, data la natura criminale dei padroni, non può non basarsi sulla nazionalizzazione dell’intero comparto auto sotto il controllo dei lavoratori. 
Deve essere questa la cartina di tornasole per i militanti della sinistra, per i lavoratori della Vinyls e delle altre ditte del petrolchimico, per i comitati in difesa dell’ambiente: la riconversione della chimica a Porto Torres non può avvenire senza un esproprio degli impianti, senza una produzione controllata da chi ci lavora e orientata alla popolazione del territorio. Solo allora potremo parlare di chimica verde. Uniamoci!

Clicca qui per aderire all'evento su Facebook!

Nessun commento:

Posta un commento