La potenzialità anticapitalista del “movimento del 15 maggio” è un chiaro messaggio alla sinistra italiana.
Prima di affrontare la piattaforma “Democracia Real Ya” è opportuno soffermarci sugli eventi che hanno scosso lo stato spagnolo in questi anni di recessione profonda e di politiche di quel Zapatero che con il suo “socialismo dei cittadini” era visto fino a non molto tempo fa come la speranza per la sinistra europea e mondiale: contestazioni studentesche al “Plan Bolonia” (che mette l’Università al servizio delle imprese); sciopero generale del 29 settembre convocato (dopo ripetute pressioni della base) dai sindacati Unión general del trabajo e Comisiones obreras (CcOo); contestazioni alla Ley Sinde (una sorta di censura preventiva sulle pubblicazioni online che violano il copyright); manifestazione di “Juventud sin futuro” il 7 aprile, una coalizione di diversi gruppi della sinistra giovanile e di associazioni studentesche con cinque aree rivendicative riguardanti casa, lavoro, pensioni, istruzione e ridistribuzione della ricchezza.
In questo contesto fatto di disoccupazione di massa (5 milioni di persone pari al 21% della popolazione), di precariato, di corruzione e di politiche pro-capitaliste, e in questo susseguirsi di avvenimenti, nasce quel movimento che da domenica 15 maggio ha occupato le piazze (un po’ come a piazza Tahrir al Cairo) di diverse città spagnole. Queste proteste hanno da subito generato un forte shock nella classe politica spagnola (soprattutto nel Psoe), hanno ricevuto gli appellativi più sprezzanti (come se si trattasse di una minaccia per la democrazia), hanno subito repressioni (come l’inutile sgombero poliziesco la mattina del 17 maggio). Gli esiti ovviamente non sono stati quelli sperati e, come già accadde nelle manifestazioni del 13 marzo del 2004 (quando decine di migliaia di attivisti contrari al PP di Aznar - che all’indomani del triste attentato alla stazione di Madrid attribuì la responsabilità a Eta - manifestarono illegalmente nella giornata di riflessione pre elettorale), nulla ha vietato loro di continuare a indignarsi in Puerta del Sol e in altre piazze a poche ore dal voto, durante le operazioni e dopo gli spogli. Cosa ci dice questo movimento (va detto, non solo di giovani)?
Dando uno sguardo al manifesto del “Movimento 15 maggio” vediamo la necessità di una «società migliore» in cui venga garantito «il diritto alla casa, all’occupazione, alla cultura, alla sanità all’istruzione». Cose che non possono essere garantite dal «nostro sistema economico e di governo» che «non riesce ad affrontare queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso umano». Una «dittatura partitocratica guidata dalle inamovibili sigle di Pp e Psoe» sottomessa ai «dettami delle maggiori potenze economiche». Abbiamo a che fare con una lista di colpevoli che dimostrano come Marx e Engels avessero ragione quando - nel Manifesto - dicevano che lo stato altro non è che il comitato d’affari della classe dominante: «Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea, Nato, Unione europea, la agenzie di rating come Moody's e Standard and Poor's, Pp, PSOE». Abbiamo anche una magistrale lezione su cosa significhi la parola democrazia! Non certamente questa farsa che ci chiama ogni cinque anni per farci decidere da chi subiremo le politiche che, in nome della salvezza di questo sistema corrotto e putrefatto, impongono alle fasce più deboli pesanti sacrifici.
Questo movimento - che avrà sicuramente uno sviluppo ancora più impetuoso se salderà le sue rivendicazioni con quelle del movimento operaio organizzato in tutto lo stato spagnolo - ci mostra la possibilità di spezzare il bipolarismo anche qui in Italia: lottando contro il bipartitismo Pp-Psoe non preclude la possibilità della costruzione di una sinistra forte (si veda la possibilità di convergenza tra il movimento e Izquierda Unida), ma questa sinistra italiana, a differenza di Iu, è legata mani e piedi al Pd guerrafondaio (a favore della guerra in Libia) e filopadronale (in sostegno alle politiche industriali di Marchionne), saprà essere autonoma e all’altezza solo se sarà invasa da altrettanta indignazione. Cambiamo la sinistra per cambiare la realtà.
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