SINISTRA LOCALE E CRETINISMO ISTITUZIONALE

La sinistra sassarese tra cambi di casacca, fratture e ricomposizioni nelle assemblee elettive, scelte “obbligate”.

Se da questo blog si auspica l’unità della sinistra sul terreno di lotta, vediamo che a Sassari l’unità la si è seminata (tanto per citare uno slogan di Sinistra unita, cartello elettorale comprendente Rifondazione, Sel, Verdi e Psi) su altri terreni. A un anno dalla vittoria del centrosinistra in Comune e in Provincia è tempo di bilanci. Tanto più in occasione di alcuni eventi recentemente accaduti.
Da una parte abbiamo il nuovo circolo di Sel(z) che vede tra i suoi mentori il consigliere comunale Sergio Scavio (che però non farà parte del gruppo di Su), e dall’altra l’autosospensione dal Psi dell’assessore comunale Vinicio Tedde, dei consiglieri Raffaele Tetti e Pierpaolo Panu, del segretario provinciale Sebastiano Muresu e del presidente della Multiss (società di servizi in house della Provincia) Pino Tedde. Confluenza scontata in Sel, con il beneplacito di Giovanni Meloni, coordinatore provinciale del partito di Vendola ed ex parlamentare di Rifondazione e poi del Pdci, e con la giusta (seppur ingenua - a nostro modo di vedere - vista la composizione di Sel in tutta Italia, soprattutto al sud) indignazione degli iscritti del nuovo circolo. Che cosa è Su allora se non un giocattolo nelle mani di Meloni e dell’assessore provinciale alla pubblica istruzione, sempre di Sel, Rosario Musmeci? Era necessaria l’adesione di Rifondazione comunista a questo progetto (è dell’epoca l’ultimo comitato politico federale e da allora non si è più ripresa) perdendo ogni profilo autonomo? Pensiamo di no! Vediamo infatti in cosa si è caratterizzata Su. Magistrale il caso di Musmeci. Il “nostro” si è manifestato come il più grande difensore dell’assessore regionale Milia quando il cosiddetto piano di ridimensionamento scolastico poneva una seria ipoteca sul futuro delle scuole nei piccoli centri. Dando le colpe solo al governo centrale Musmeci in un colpo solo si è attirato le ire di lavoratori della scuola e sindaci. Allo sciopero generale del 6 maggio scorso gli attacchi più grandi (se si escludono quelli a Berlusconi) negli slogan, scanditi nei cartelli e nei comizi dal palco, sono stati riservati a lui. Il Prc, quindi, è il partito che più di tutti (anche più dello stesso Psi, ormai decimato) ha subito le conseguenze di questa scelta funesta, combattuta al suo interno seppur da una risicata minoranza. Qualsiasi tentativo di ricostruzione deve partire perciò da questi errori e per evitare l’eterno ritorno del sempre uguale è necessario rompere del tutto con ciò che di sbagliato è stato fatto. È arrivato il momento di dire basta a unioni che avvengono solo in prospettiva dei palazzi (appunto come è stato il progetto di Su), così come specularmente occorre dire basta alle rotture che avvengono al loro interno per dispute sugli assessorati (il passaggio del consigliere provinciale Giommaria Deriu - nella scorsa legislatura - dal Prc al Pdci altro non è che un regolamento di conti tra big con conseguenze drammatiche per la Federazione della Sinistra, mai costruita a Sassari). È arrivato quindi anche il momento del privilegio del programma anche come deterrente ad alleanze innaturali che prima o poi portano la sinistra a capitolare su diverse questioni. Basti vedere il silenzio sulla firma di Ganau e Giudici al protocollo di intesa sulla chimica verde: un protocollo che dà come unica certezza la fuoriuscita dal lavoro di 190 persone. Oppure basti pensare alla «decisone dolorosa e impopolare, ma obbligata», stando alle parole dell’assessore comunale all’istruzione del Prc di Ozieri in merito ai recenti aumenti delle tariffe di mensa e trasporto scolastico, contro i quali è nato un comitato. A che serve quindi un partito comunista, e più in generale, una sinistra che non mira alla trasformazione ma si candida come il miglior attore delle scelte dolorose e impopolari ma obbligate? Obbligate da chi poi? Per questo il programma e la costruzione dell’organizzazione sulla base della militanza sono l’antidoto principale per essere conseguenti e anche per evitare di ricorrere ai soliti volponi quando inevitabilmente si tornerà a parlare di candidature.

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