CON LO SCIOPERO, MA PER CONTINUARE LA LOTTA

La Cgil a un bivio, e anche le otto ore delle sciopero territoriale indetto dalla Cgil Sassari ci sembran poche!

Se diverse categorie e intere Camere del lavoro (come quella di Sassari) hanno deciso di passare dalle 4 ore di sciopero indette dalla segretaria Camusso alle 8 è chiaro che abbiamo a che fare con un’insufficienza dei vertici nazionali della Cgil. Questo sciopero arriva infatti in seguito a un’offensiva padronale senza precedenti, ma senza le pressioni della base (memorabile la manifestazione del 16 ottobre indetta dalla Fiom) e qualche fischio (come quelli presi dalla Camusso a Bologna) non ci sarebbe stato e al suo posto avremmo avuto l’ennesima manifestazione nazionale.
Che poi lo sciopero sia stato convocato per sole 4 con l’intento di ritornare sul tavolo con Cisl, Uil e padroni (attraverso un documento che verrà loro proposto sul modello contrattuale, ma sul quale il direttivo nazionale non ha ancora avuto modo di confrontarsi) è un altro discorso, che sta tutto nell’impostazione concertativa della maggioranza Cgil. La sua piattaforma, purtroppo, convince ancora meno vista la sua genericità. Nelle “12 ragioni” elencate sul sito del sindacato di Corso Italia non c’è una sola parola contro Confindustria, come se il Governo fosse l’unico responsabile della situazione attuale.
Risulta quindi improcrastinabile la costruzione della sinistra sindacale in tutta Italia e in tutte le categorie. Non possiamo contare (e neanche la Federazione della Sinistra deve contarci a lungo) sull’area “Lavoro e società”: questa componente (il cui braccio politico è appunto l’associazione “Lavoro e solidarietà” interna alla Fds) avrà pure detto la sua per lo sciopero generale invece della manifestazione (come voleva invece la Camusso) ma ha votato in segreteria il documento sul nuovo modello contrattuale. Occorre quindi costruire sul serio l’area “La Cgil che vogliamo”. Finito il congresso da un pezzo, la mozione 2 è diventata un’area organizzata, ma purtroppo vive una impasse (a Sassari non esiste neppure) che deve essere superata quanto prima se vogliamo far si che la Fiom non sia più isolata.
La Fiom infatti, e va detto, non è immune da firme su accordi non accettabili: basti pensare alle ristrutturazioni in Piaggio ed Electrolux, o a quanto successo sul referendum all’Ex Bertone dove i compagni della Rsu della Fiom hanno dato l’indicazione di votare Si, rischiando di produrre il primo di una serie di arretramenti se non si inverte subito rotte e si investe tutto nel conflitto. Una vertenza articolata e dal carattere generale, coinvolgendo tutti i lavoratori della categoria, può cambiare i rapporti di forza; affidarsi quasi esclusivamente al terreno giudiziario produce sconfitte.
Ma qui subentra anche l’aspetto politico. La lotta di Pomigliano ci mostra come la Fiom abbia lasciato aperta più di una porta all’introduzione dei 18 turni con il sabato lavorativo e il turno di notte che avrebbe introdotto l’odiata “doppia battuta” (con fino a due settimane di lavoro notturno consecutivo). è stata la presenza organizzata dei comunisti (col circolo di fabbrica del Prc) a contribuire a una maggiore contrarietà e volontà di lotta, influenzando la stessa Fiom. Lo stesso dicasi della vittoria alla Terim di Modena dove l’autorità conquistata dai compagni, militanti comunisti, ha contribuito a creare una lotta che in 5 anni ha respinto tentativi di licenziamenti per la terza volta.
Occorre quindi una sinistra di classe, in Italia, in Sardegna e a Sassari, da costruire nella lotta e capace di dare risposte all’altezza dello scontro. La “rivolta popolare” annunciata dal segretario sassarese della Cgil, Antonio Rudas, alla fine non è nulla più che lo sciopero di otto ore. Certo pensiamo che questo sia un passo avanti, ma la Camera del Lavoro di Sassari deve, almeno, coordinare le diverse lotte e vertenze contribuendo a far si che nasca dal basso una piattaforma chiara che respinga quanto ci viene presentato: chiusura di stabilimenti, dei servizi nelle comunità, riconversioni che andranno in direzione opposta alle esigenze dell’ambiente.

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