Tra liste civiche arlecchino e gestione delle briciole, quale deve essere il ruolo di un’organizzazione di sinistra?
Squillino le trombe, rullino i tamburi, ci risiamo! Tra poche settimane andrà in scena la campagna elettorale per il rinnovo dei consigli comunali. Se in tutta la Sardegna fino ad ora le notizie a riguardo sono state egemonizzate dalla vittoria del candidato di Sel Massimo Zedda alle primarie del centrosinistra (una vittoria che più che altro è il frutto delle divisioni del Pd), dalla possibilità che ad Orosei Pd e Pdl facciano lista insieme (il Pdl provinciale ha vietato l’opzione, il Pd pare di no), e dalla conferma dell’alleanza tra Pd, Sel e terzo polo a Olbia, quel che accadrà a breve nei comuni più piccoli (come in quasi tutti quelli della provincia di Sassari) sarà una scomparsa pressoché totale dei partiti. Almeno da un punto di vista estetico.
I partiti infatti, compresi quelli di sinistra, saranno presenti attraverso loro emissari ossessionati dal traguardo di comporre in modo a dir poco spregiudicato la loro lista civica (sarebbe meglio dire arlecchino), spesso onnicomprensiva, poiché “siamo tutti cittadini!” per raggiungere il loro principale scopo: vincere le elezioni, come se tutto si risolvesse a scadenza quinquennale, e governare le compatibilità con quanto concessoci dall’alto senza nessuna possibilità di praticare il cambiamento.
I partiti infatti, compresi quelli di sinistra, saranno presenti attraverso loro emissari ossessionati dal traguardo di comporre in modo a dir poco spregiudicato la loro lista civica (sarebbe meglio dire arlecchino), spesso onnicomprensiva, poiché “siamo tutti cittadini!” per raggiungere il loro principale scopo: vincere le elezioni, come se tutto si risolvesse a scadenza quinquennale, e governare le compatibilità con quanto concessoci dall’alto senza nessuna possibilità di praticare il cambiamento.
è possibile in queste piccole comunità locali (che sono erroneamente ritenute a-conflittuali) fare una politica di classe - lontana quindi dal falso civismo e dalla pura gestione delle compatibilità - e quindi lottare contro determinati interessi che di volta in volta martoriano il territorio con tagli statali e regionali alla cultura e ai servizi sociali, esternalizzazioni, cessioni a privati di beni comuni, accorpamenti di scuole, chiusure di sportelli bancari, uffici postali, presidi ospedalieri ecc…? Noi pensiamo di si, ma non in solitaria. Occorre un progetto complessivo sovracomunale (è scontato perfino proporlo, ma vista la sua assenza ci tocca) che tenga insieme una chiara visione delle diseguaglianze generate dal sistema capitalista governato a livello centrale dai poli dell’alternanza borghese, e delle risposte (sia in termini di lotta che di proposta) che possono e devono partire dai territori e, perché no, dai consigli comunali. Un progetto fondato su un programma e su una rete di militanti dei diversi comuni che solo un’organizzazione di sinistra degna di questo nome e (al di là della retorica) organizzata seriamente sul territorio può organizzare per far crescere dal basso un movimento forte, diffuso e partecipato.
Tutto il contrario di quello che vediamo sotto i nostri occhi dove nei singoli comuni si procede per ordine sparso avendo però in comune l’ormai consolidato metodo delle liste civiche spurie, dove i voti ai partiti nelle elezioni laddove si presentano (provinciali, regionali, politiche) non dipendono da quello che i partiti propongono ma dall’appeal del feudatario locale, dove non manca la guerra di campanile tra comuni interessati da accorpamenti di strutture, dove a un torto come quelli indicati (tagli, chiusure…) non seguono azioni di lotta ma pratiche concertative per trovare un accordo con assessori regionali, manager didattici, commissari Asl…
Le forze della sinistra qui in provincia di Sassari, divise sulla base di vecchi rancori tra dirigenti (che però condividono lo stesso modus operandi fatto al 90% - per essere buoni - da elettoralismo) avrebbero, in occasione di queste amministrative, la possibilità di trovare un’interlocuzione, sulla base di contenuti reali, tra loro e oltre loro (pensiamo ai comitati in difesa delle scuole e degli ospedali, o per l’acqua pubblica), dando vita a un percorso comune che, laddove ci sono le condizioni, parta dall’organizzazione di liste chiaramente di sinistra, indipendenti dal falso civismo e unite in rete anche con i diversi militanti che in altri comuni, per diversi motivi, non sono nelle condizioni di candidarsi.
In definitiva, creare un’organizzazione funzionale alla crescita nei territori e che, dialetticamente, fornisca supporto tecnico e politico a chi in quei territori ci vive, allontanandoci così dallo stato di cose presente e impresentabile.

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