LA VERDE IRLANDA… È AL VERDE SUL SERIO!

Crollato il modello della tigre celtica, l’isola si appresta ad essere un terreno privilegiato per la lotta di classe.

La verde Irlanda è ora tale, non perché alimenta le speranze di un paese dal vigoroso sviluppo economico grazie alla sua politica fiscale (come sostengono gli indipendentisti di Irs), ma perché il quasi fallimento dello stato, conseguente alla spesa di decine di miliardi per salvare le banche, ha costretto il governo (guidato da una coalizione composta da repubblicani, verdi e democratici progressisti) a richiedere un salvataggio di 85 miliardi da parte dell’Unione Europea, del Fondo monetario internazionale e dell’European Financial Stability Fund, un fondo ibrido costituito sia dall'Ue che dall’FMI ma anche da alcuni stati come la Svezia, la Danimarca e la vicina Gran Bretagna.

Se l’ultima banca ad essere salvata dal governo, e dal suo ministro delle finanze Brian Lenihan, è stata la Allied Irish Bank, prima di questa la stessa sorte è toccata a Anglo Irish Bank, Irish Nationwide Building Society e Ebs Building Society. Ovviamente non si tratta di nazionalizzazioni in senso socialista poiché si risponde alla solita logica della nazionalizzazione dei debiti e alla privatizzazione dei profitti. Nonostante Lenihan il 13 dicembre scorso abbia , con un patetico colpo di teatro, bloccato il tentativo di Allied Irish Bank, volto a distribuire 40 milioni di euro di bonus ai suoi manager, i banditi banchieri continueranno a ingrassare i loro portafogli da questa situazione. Chi ci rimette, come al solito, sono altri. Il salvataggio bancario grava per 12.500 euro su ogni irlandese (4,5 milioni di cittadini).
A parte il fatto che degli 85 miliardi di euro, 17,5 saranno messi a disposizione dallo stesso governo di Dublino che li preleverà, in grandissima parte, dal National Pensions Reserve Fund, i restanti 67,5 (22,5 dell’Ue, 22,5 dell’Fmi e 22,5 dell’Efsf) dovranno essere restituiti con interessi di non poco conto: ad esempio i 22,5 miliardi provenienti dall’Fmi diventeranno 31 da restituire entro 10 anni.
Inoltre, se la crisi ha prodotto delle politiche che hanno già tagliato la spesa pubblica di 14 miliardi dal 2008 a oggi, nei prossimi 4 anni, in seguito a un accordo coi sindacati dei lavoratori del settore pubblico (accordo di Croke park), ne verranno tagliati altri 15 visto anche l’impegno di ridurre il deficit entro il 2015 al 3% del PIL. Solo per l’anno prossimo i tagli annunciati dalla coalizione di governo ammonteranno a 6 miliardi.
Anche il Partito laburista, nonostante si voglia presentare come oppositore dell’austerità, sostiene (esattamente come i laburisti inglesi alla vigilia delle scorse elezioni politiche che hanno visto la vittoria dei conservatori e dei liberaldemocratici) questa riduzione del deficit, come imprescindibile dal suo programma.
In Irlanda la disoccupazione è salita al 14%, i salari son stati ridotti del 20%, e i servizi pubblici ridimensionati grazie alla complicità dei sindacati. D’altro canto la tassa sulle corporation, le multinazionali, ha fruttato quest’anno solamente 2,6 miliardi, una cifra ridicola di fronte alla ingenti somme di denaro messe a disposizione per salvare i banditi delle banche private. Si capisce che la sproporzione sociale presente in Irlanda rappresenta la più grande garanzia delle future lotte di classe, la cui possibilità già da ora spaventa giornali conservatori, molto attenti, come The Observer, Irish Times, ecc.
La sudditanza e la complicità dei vari sindacati e partiti della sinistra per ora facilita ritarda la presa di coscienza e agevola gli attacchi ai lavoratori, ma l’unione delle lotte per rovesciare il capitalismo e i sui apparati statali non potrà che farsi sempre più chiara alla luce di queste politiche antioperaie, contribuendo a una crescita della polarizzazione che interesserà, malgrado i dirigenti riformisti, proprio le sinistre sindacali e politiche. Così le lotte della verde Irlanda si tingeranno di rosso insieme a quelle di altri stati, come quello britannico, e nulla, neanche il nazionalismo, potrà fermarle.

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