La Puglia, le primarie a targhe alterne, e l’eventualità di vincere senza cambiare la natura del centrosinistra.
Nichi Vendola, artefice di una mini scissione da Rifondazione in seguito alla sua sconfitta al congresso del 2008, oggi si presenta come il salvatore della sinistra. Indubbiamente questi meriti sono dovuti alla mancanza di una sinistra realmente alternativa al Pd (la Federazione della Sinistra di Ferrero e Diliberto non lo è affatto) e da una frammentazione eccessiva (Pcl, Pdac, Sinistra Critica, Csp di Rizzo…).
Il consenso che egli nutre si inserisce inoltre in quei “movimenti di opinione” che da alcuni anni a questa parte calcano la scena politica con strutture leggere passando dai “girotondini” al “popolo viola”. Vendola raccoglie oggi quello che ieri sembrava proprietà di Di Pietro e dell’Idv (che vede il suo consenso eroso anche dai grillini).
Quanto alle alleanze, se la Fed mostra delle forti ambiguità riguardo (anche la desistenza del ‘96 con Prodi portò Rifondazione ad appoggiare nefandezze come il pacchetto Treu e poi a scindersi col Pdci a causa delle contraddizioni), Vendola, pur essendo del tutto interno al centrosinistra, si mostra più aggressivo rispetto all’apparato del Pd erodendo consensi tra i militanti di quel partito fino al punto di far vincere Pisapia nelle primarie per le prossime amministrative a Milano.
Il suo partito, Sinistra ecologia e libertà, nasce transitorio: così si è detto al congresso e così viene ripetuto in questi giorni invitando il Pd a sciogliersi per dare vita a un “nuovo albero”, un nuovo partito (democratico?) della sinistra. Ennesima offensiva nella prospettiva di diventare leader del centrosinistra, ma rispedita al mittente dalle diverse (ma in questo caso unite) componenti democratiche, ben più attente a far si che alla loro sinistra non vi siano troppi disturbi alla ricerca di convergenze con il nascente terzo polo. Tutto ciò è inserito nella prospettiva di vincere le primarie nazionali, che però hanno un senso in caso di elezioni dietro l’angolo e che verranno accantonate qual’ora emergesse dalla crisi politica un governo tecnico che vede nel Pd uno degli assi portanti. Nel primo caso, primarie, “fabbriche di Nichi” e chi più ne ha più ne metta, sono tutti strumenti necessari per conquistare il centrosinistra dall’avamposto privilegiato della regione Puglia in assenza di una strutturazione su tutto il territorio nazionale, con una presenza insufficiente al nord; nel secondo caso, un riallineamento nell’attuale parlamento terrebbe fuori le forze che al momento si trovano al di fuori, e Sel lo è.
Ma ammesso che si voti, che Vendola vinca le primarie e che la coalizione (quale?) vinca le elezioni, il nostro dovrà, magari narrando in versi, gestire in prima linea le politiche di austerità richieste da Bce e Confindustria. A quel punto avremo l’implosione di un partito disomogeneo con movimenti centrifughi a sinistra e a destra. Da una parte si allenterebbero i legami sindacali di Sel (Vendola che viene applaudito alla manifestazione della Fiom del 16 ottobre, Landini che interviene da delegato al congresso di Firenze…), dall’altra un settore di provenienza socialista non tollererebbe una contrapposizione con il Pd. Ed è per arginare questa possibilità alla sua destra che Vendola non vuole le primarie per la scelta dei candidati aspiranti deputati e senatori (scelta oggi bloccata dai meccanismi del porcellum). È pur vero che quei settori socialisti di Sel sono capaci di egemonizzare il voto di preferenza (basti vedere il voto alle regionali pugliesi, campane e calabresi), potendo quindi spuntarla in eventuali primarie, ma questo ragionamento mostra tutti i limiti di un partito nato e sviluppatosi ad immagine e somiglianza del leader indiscusso. Un leader che nel 1991 ha dato vita a Rifondazione comunista in contrapposizione al Pds e che oggi vorrebbe dar vita a un nuovo Pds, possibilmente guidato da lui.
La strada per la costruzione di un partito della sinistra di classe passa per altre strade, ad iniziare da quelle del conflitto e dell’indipendenza di classe da centrodestra e terzo polo (ovviamente), ma anche dal Partito democratico.
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