I congressi di Rifondazione e Pdci e le cinque proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche.
Da qualche giorno gira su internet un appello promosso da settori avanzati del movimento studentesco, del movimento operaio, della Cgil e dei sindacati di base, dei comitati in difesa dei beni comuni e del territorio. Ci pare qualitativamente un grande passo in avanti nella direzione dell’unità sul versante della lotta e un deciso contributo per la realizzazione di quel fronte unico, quanto mai necessario, che pone i militanti della sinistra e del sindacato a confrontarsi partendo dai punti minimi che accomunano.
La novità, anche rispetto alle ultime proposte (come ad esempio la “costituente dei beni comuni” portata avanti dal segretario del Prc Ferrero), è che qui ci si pone chiaramente in alternativa ai due poli dell’alternanza borghese, al bipolarismo capitalista, al governo unico delle banche: dalla repressione del movimento No Tav alle missioni militari all’estero, passando per politica economica liberista e privatizzatrice, il centrosinistra non viene visto come un’alternativa a questo centrodestra, al punto di sottolineare, giustamente, come il potere economico e finanziario siano pronti a cambiare cavallo per la difesa dei loro interessi. Che il cambio di leadership chiesto anche da Marchionne si inserisca in questa strategia ne siamo convinti anche noi. Unità nella lotta quindi, ma anche indipendenza politica di classe. Una cosa molto diversa da quel binomio portato avanti negli anni a sinistra, “Unità e autonomia”, che nei fatti ha sempre comportato un andare a rimorchio del centrosinistra. I cinque punti pongono così un minimo comune denominatore ma al tempo stesso degli elementi irrinunciabili per la costruzione di una prospettiva chiara. Anche, così ci pare a noi, con l’obiettivo di mettere la sinistra e Rifondazione comunista in primis nelle condizioni di dire chiaramente da che parte si vuole stare. Non è un caso che a oggi questo appello, oltre che da altre forze politiche, sia proposto e sottoscritto (salvo eccezioni come la femminista Imma Barbarossa) dai settori classisti del Prc impegnati nel prossimo congresso con un documento alternativo a quello di Ferrero (FalceMartello). E non è un caso proprio perché di recente quegli stessi settori del Prc (insieme a Eleonora Forenza che, non dimentichiamolo, fa parte della segreteria nazionale del Prc) hanno proposto al consiglio nazionale della Federazione della Sinistra del 16 luglio scorso un ordine del giorno per impegnare la stessa ad una battaglia di “ampio respiro” sostenendo i comitati per il no nella consultazione sugli accordi del 28 giugno tra Confindustria e sindacati (Cgil compresa). Ebbene, tale ordine del giorno non è stato messo neppure ai voti su proposta di Ferrero in quanto la Fds “non è nelle condizioni di prendere una posizione politica sull’argomento e non è opportuno che lo faccia”. Diciamo che è invece opportuno che Rifondazione getti via la zappa con il quale rischia di scavarsi la fossa da sola, superando governismo, accordi di vertice (come la Fds) autocastranti e sostenendo i cinque punti senza tergiversare. È di vitale importanza: in primo luogo perché è il partito che ha mantenuto l’insediamento militante più consistente nella sinistra; in secondo luogo perché le diverse scissioni che dal 2006 in avanti hanno tentato di costruire un’alternativa a sinistra del Prc non sono riuscite ad aggregare settori significativi della militanza di sinistra, né a raccogliere la nuova radicalizzazione che si manifesta fra i giovani. A ottobre, oltre al primo incontro dei sottoscrittori dell’appello, inizieranno infatti i congressi del Prc. A differenza di quello del Pdci, anch’esso imminente e che ha un solo documento nel solco dell’internità al centrosinistra (ci ritorneremo con un articolo specifico), quello di Rifondazione ne avrà due, come anticipato qualche riga sopra. Questo dimostra quanto sia importante, per l’effettiva realizzazione del fronte unico anticapitalista, la duplice battaglia: all’esterno, ma anche all’interno delle organizzazioni tradizionali della sinistra che sono composte da tanti compagni seri e propensi al dialogo.
Prc a congresso: prima traccia del documento alternativo
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